Il libro si divide in due parti: nella prima si parla di Coppo di Marcovaldo e della sua Madonna ... (1265-70) un tempo nella Chiesa dei Servi di Maria di Orvieto. Un saggio di Joseph Polzer (Recenti prove di laboratorio...) ricorda una visita all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, dove fu portata la tavola, e fa un confronto con la Madonna del Bordone di Siena e la Madonna del Carmelo di Firenze dello stesso autore.

Si prosegue con la storia della Compagnia della Vergine Gloriosa di Orvieto, a lungo custode della cappella con la Madonna di Coppo. Istituita presso il convento dei Servi, nel 1292 fu riconosciuta e approvata dal vescovo del luogo e dal p. generale osm fra Lottaringo. Interessanti sono anche i brani del diario del prete ser Tommaso di Silvestro (1482-1514) sulla morte di diversi uomini e donne della compagnia, poi inumati nelle sepolture distinte della chiesa.
Verso il ‘400 si affiancò alla confraternita un’associazione di Disciplinati (che mortificavano il corpo). Nel 1602 assunse il nome di Compagnia dell’Abito della Vergine Maria e dal 1645 quello dell’Abito o dei Sette Dolori della Beata Vergine Maria. Nel ‘900 prese il nome definitivo di Terz’Ordine Secolare OSM.
Nel 1733 la Madonna di Coppo fu trasferita sull’altare maggiore. Nel secolo scorso venne valorizzata dal punto di vista artistico e, negli anni 70-80, restaurata. Oggi, non avendo i Padri possibilità di conservarla adeguatamente nella chiesa, si trova in deposito nel Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto.

Nel 1320 circa, Simone Martini dipinse sempre per la chiesa dei Servi di Orvieto un polittico che fino alla terza decade del ‘600 rimase collocato sull’altare maggiore. Il p. Fagioli ne ricostruisce, tramite il carteggio rimasto, l’alienazione da parte dei frati in difficoltà finanziarie e purtroppo poco inclini ad apprezzarne il valore. Nel 1842 fu tentata una vendita illegale (fallita); nel 1851 il polittico fu venduto legalmente a Leandro Mazzocchi a patto che rimanesse a Orvieto, secondo le norme vigenti dello Stato Pontificio. Nel 1899 però la famiglia Mazzocchi alienò l’opera a Elisabeth Gardner senza che lo Stato Italiano intervenisse. Il polittico uscì dall’Italia e attualmente è conservato a Boston nel Museo Isabella Stewart Gardner.

The book is divided in two parts: in the first part fr. Fagioli speaks about Coppo di Marcovaldo and about his picture, Madonna con Bambino, once located in the Church of the Servants of Mary of Orvieto. Joseph Polzer in his study Recent tests of laboratory... remembers a visit to Istituto Centrale per il Restauro of Rome, where the table had been taken for its restoration, and he makes a comparison with the Madonna of the Bordone of Siena and the Madonna of the Carmelo of Florence painted by Coppo.

The work is continued with the history of Confraternity of the Glorious Virgin of Orvieto, which for a long time had charge of the chapel with the Madonna of Coppo. The Confraternity took place near Servants’ convent, and in 1292 it was recognized and approved by Orvieto’s bishop an by general prior osm fr. Lottaringo. An interesting document is the diary of priest ser Tommaso di Silvestro (1482-1514) concerning the dead women and man of the confraternity, buried in the distinguished interments of the church.
In the fifteenth century a Confraternity of Disciplines (for mortifying of the flesh) placed side by side to Confraternity of the Glorious Virgin. In 1602 it assumed the name of Compagnia dell’Abito della Vergine Maria and from 1645 that one of the Abito or of Sette Dolori della Beata Vergine Maria. In the XX century its definitive name was Third Order OSM (secular order).
In the 1733 Coppo's Madonna was transferred on the high altar. In the XX century critics valued the table and in years 70-80, it was restored. Some years ago Servants of Mary of Orvieto had not possibility to conserve properly it in their church, and now Madonna is placed in the Deposito (deposit) of the Museum of Opera of the Dome of Orvieto.

Around 1320, Simone Martini painted for the church of the Servants of Orvieto a polyptych that until the first thirteen years of the seventeenth century was placed on the high altar. Fr. Fagioli reconstructs the alienation of the polyptych (due to financial difficulties of the friars and unfortunately to their incapacity for appreciating it) through the letters conserved in the archives. In 1842 there was an illegal sale which failed; in 1851 polyptych was legally sold to Leandro Mazzocchi on condition that it remained in Orvieto, according to the norms of the Papal State. But in 1899 Mazzocchi family alienated the work to Elisabeth Gardner; Italian State did not interfere with Mazzocchi’s and Gardner’s planes. The polyptych exited from Italy and now it is conserved in the Museum Isabella Stewart Gardner of Boston.